Centro di Riabilitazione Ceglie Messapica: le accuse di Amati

Fabiano Amati, assessore e consigliere regionale, ha diffuso un comunicato stampa che riaccende i riflettori sulla gestione del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica da parte della Fondazione San Raffaele. Al centro delle polemiche vi sono anni di gestione controversa che, secondo quanto dichiarato da Amati, avrebbero privato i pazienti di cure fondamentali per traumi midollari e costretto molti di loro a spostarsi altrove, anche all’estero.

La questione dei posti per l’unità spinale mai attivati

“Toh! Chi si rivede, la Fondazione San Raffaele,” esordisce Amati, riferendosi al precedente gestore del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica. Il consigliere regionale sottolinea che per 24 anni la Fondazione ha operato senza vincere alcuna gara pubblica, un fatto che si unisce a quello che definisce “una grave mancanza”: l’attivazione di 20 posti letto per unità spinale, previsti già nel 2013 ma mai resi operativi.

Secondo Amati, la mancata attivazione è stata comunicata dalla Regione Puglia con una nota del 19 aprile 2013. La motivazione risiedeva nella necessità di rispettare quanto previsto dalla legge regionale n. 8 del 2004, che richiedeva una procedura specifica per ottenere autorizzazione, accreditamento e attivazione. Tuttavia, la Fondazione avrebbe proseguito la gestione senza adempiere a tali obblighi, e la Regione avrebbe dovuto intervenire già allora con una gestione pubblica del servizio.

“Per 11 anni non abbiamo potuto trattare i codici 28 (unità spinale), costringendo i pazienti e le loro famiglie a girare il mondo per ottenere le cure necessarie,” aggiunge Amati, mettendo in evidenza l’impatto negativo sulle persone colpite da gravi traumi midollari.

Criticità della gestione San Raffaele

La Fondazione San Raffaele aveva un rapporto contrattuale con il Centro che, secondo Amati, non era mai stato autorizzato formalmente dalla Giunta regionale. Inoltre, non sarebbe mai stata effettuata una procedura a evidenza pubblica per l’affidamento della gestione. Una situazione che, nel tempo, ha sollevato interrogativi sulla legittimità dell’intero sistema di gestione del Centro di riabilitazione.

Amati ha evidenziato come il ritardo di 14 anni nel passaggio alla gestione pubblica abbia rappresentato una grave lacuna nella capacità della Regione di assicurare servizi sanitari essenziali.

La segnalazione alla Procura e le implicazioni legali

Il consigliere regionale ha dichiarato di aver richiesto ai dirigenti regionali di integrare una segnalazione già esistente alla Procura della Repubblica di Brindisi. L’obiettivo è fare chiarezza sulle responsabilità della Fondazione San Raffaele e delle istituzioni regionali coinvolte.

Amati ha inoltre lanciato un’ulteriore provocazione, chiedendo alla Fondazione San Raffaele di includere questi fatti nella causa per risarcimento da diffamazione che la Fondazione ha intentato contro di lui. In caso contrario, ha dichiarato di essere pronto a presentare lui stesso ulteriori integrazioni.

L’importanza di una gestione pubblica per il futuro del Centro

Concludendo il comunicato, Amati ha sottolineato l’importanza di una gestione pubblica per garantire servizi sanitari di alta qualità, in particolare per i pazienti affetti da gravi patologie come i traumi midollari. La vicenda del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica rappresenta un caso emblematico di come la mancanza di trasparenza e di procedure regolamentate possa influire negativamente sulla salute pubblica.

Conclusione

La vicenda sollevata da Fabiano Amati è destinata a far discutere, non solo per le gravi accuse rivolte alla Fondazione San Raffaele, ma anche per le implicazioni sull’intero sistema sanitario pugliese. Il tema della trasparenza e della corretta gestione dei servizi sanitari rimane centrale per garantire il diritto alla salute dei cittadini e per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro.

di admin

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